di Mauro Minervini (1946-2017)

 
       
 

amico Lucio Michele Balbo,  che condivide con me oneri e glorie di Radica e Bajonette, mi ha trasmesso del materiale fotografico relativo ad un fucile di particolare pregio.  Non solo in senso venale, ma anche e soprattutto nel senso che si tratta di un oggetto se non unico assolutamente inusuale per la squisitezza della fattura,  la purezza delle linee e l'eccezionalità dell’incisione.

 
  Si tratta di un sovrapposto PIOTTI di recentissima costruzione,  in cal.  20, reso ancor più bello dal bulino di uno dei più grandi incisori di tutti i tempi,  il Maestro Angelo Galeazzi.  
  Il fucile, in cal.  20, è un pezzo unico; potremmo affermare che si tratta di un vero e proprio esercizio di stile nel quale tutti gi artigiani che hanno collaborato alla sua realizzazione hanno apportato il sapere e l’abilità accumulati in anni di lavoro appassionato.  
  Ma questo non tragga in inganno: non si tratta di un lavoro di livello puramente formale, il cui unico scopo consiste nell’essere esposto in una vetrina.  Si tratta di un superbo, elegante, bellissimo, fucile da caccia.  
  Infatti proprio questa è la prerogativa dei grandi capolavori dell’archibugeria, che la loro bellezza nasce dalla loro funzionalità, il loro equilibrio formale è conseguenza e nello stesso tempo premessa di quello sostanziale.  
  Amo paragonare la bellezza del fucile a quella del cane da lavoro;una bascula troppo lunga o pesante, come un’incollatura troppo leggera o corta, un calcio tozzo e così una spalla troppo diritta o un posteriore scorretto saranno, oltre che sgradevoli alla vista, funzionalmente poco idonei allo scopo per cui nascono.  
  Un fucile esattamente bilanciato in ogni suo particolare, così come un cane correttamente proporzionato, oltre che piacevoli alla vista risulteranno perfettamente idonei a svolgere la propria funzione.    
  Certo, le incisioni di un grandissimo artista nulla aggiungeranno a questa funzionalità; ma solo su fucili così concepiti e costruiti appare logico e giusto applicare l’arte di un grande Maestro.  
  Altrimenti questa servirà esclusivamente a mascherare, e solo entro limiti strettissimi, la povertà delle linee, la scarsezza delle finiture, la mancanza di personalità del progetto.    
  Come solo il bulino di un grande ha diritto a carezzarne l’acciaio, ché un’ incisione mediocre o volgare, invece di valorizzarla, snaturerebbe l’arma.    
  Che rimarrebbe meglio testimone di sé e della fatica del proprio costruttore finita in bianco o guarnita con un motivo ornamentale leggero, ma sempre nato dalla mano di un grande.  
  Così come la componente più strettamente meccanica dovrà essere curata nei minimi dettagli e particolari, perché questa funzionalità delle forme e della distribuzione delle masse possa poi esplicarsi completamente ed esattamente in una funzionalità operativa assolutamente certa e continua.  
  Proprio da Emanuele Piotti ho sentito una frase che ne riassume, al contempo, l’onestà intellettuale e lo spirito con cui affronta il proprio lavoro "Gli inglesi hanno già inventato tutto; noi dobbiamo solo migliorare quello che si può migliorare, ed eseguire il lavoro con cura e coscienza".  
  Mi sembra che questo sovrapposto costituisca ad un tempo la prova ed il risultato di questa sua filosofia.  
     
 

Tipo arma:

Sovrapposto

Type:

Over and Under

Fabbricante:

Fratelli Piotti

Manufacturer:

Fratelli Piotti

Modello:

Fuori catalogo - Extralusso

Model:

Custom model not in catalog

Calibro:

20 Ga

Cal.:

20 Ga

Camera:

70 mm - 2"3/4

Chamber:

70 mm - 2"3/4

Condizioni:

Nuovo

Condition:

New

Anno di Fabbricazione:

2005

Year of manufacturing:

2005

Matricola:

9911

Serial number:

9911

Accoppiamento canne:

Demibloc con coda di rondine trasversale

Barrel assembling:

Demibloc with crossing dovetail

Batterie:

Estraibili a mano

sideplates:

Hand detachable

Acciarini:

A molla indietro con perni integrali

Mechanism:

Rearward spring - pinless drop locks

Chiusura:

ramponi laterali tipo Boss

Locking system:

Boss style side lumping

Grilletti:

Monogrillo senza selettore

Trigger:

Single trigger - no selector

Sicura:

Automatica

Safety:

Automatic

Lunghezza totale:

119,5 cm - 47"

Total lenght:

119,5 cm - 47"

Peso arma:

3025 g

Weight:

3025 g

Lunghezza canne:

74 cm - 29,1"

Barrel lenght:

74 cm - 29,1"

Peso Canne:

1290 g

Barrel weight:

1290 g

Diametro foratura:

15,7 mm - 0,62"

Barrel bore:

15,7 mm - 0,62"

Strozzatura:

3/10 - 7/10

choke:

3/10 - 7/10

Calcio:

All'inglese finemente zigrinato

Stock Type:

fine hand chekering english style

Legno:

Noce francese di prima scelta

wood:

Top quality French Walnut

Astina:

Zigrinata con apertura a pompa

forend:

fine hand chekering-Purdey snap

Pieghe nasello-tallone:

35 - 55 mm

comb-hell drops:

35 -55 mm

lunghezza al tallone:

mm 380

hell length:

380 mm

Incisione:

Maestro Galeazzi a bulino

Engraver:

burin engraving by Master A.Galeazzi

Incisione cartella destra:

Segugi con preda e paesaggio.

Right side plate Engraving:

Bloodhounds with quarry and landscape

Incisione cartella sinistra:

pointers in ferma e pernici

Left side plate Engraving:

Standing pointers on mountain's grouses

Incisione petto:

Alzata di starne con setters

action bottom engraving:

Partridges's raising with setters

Incisione chiave e codette:

Ornato

lever and tangs engraving:

Foliate and floral scroll

Valigetta:

In pelle con accessori

Case:

Leather case with acessories

Note:

Trim in oro. Mirino e linee canne in oro. Certificato del costruttore. Certificato dell'incisore Maestro Galeazzi. Certificato del Banco di Prova. Garanzia a vita

Other Features:

Golden Trim. Gold front sight. Manufacturer certification. Galeazzi Master Engraver certification. Prooftest House certification. Lifetime guarantee.

 

 
     
  SOVRAPPOSTO Cal. 20:  
     
  Quando si vuole costruire un fucile "da esibizione", difficilmente lo si fabbrica nei calibri maggiori.  
  Un calibro 28, o 24, che mantiene la lunghezza complessiva di quelli in cal. 20 o 12, appare ovviamente molto più snello e filante dello stesso modello nei calibri maggiori.  
  La bascula molto più bassa, il gruppo canne-asta sensibilmente più sottile ed il calcio necessariamente più snello contribuiscono sensibilmente alla valorizzazione estetica dell’arma.  
  Un cal. 20, per dare la sensazione di equilibrio che si percepisce immediatamente da quest’ arma, deve essere pensato ed eseguito da un artista.  
  Questo pezzo unico, poi, non è un’arma nata per la vetrina di un collezionista, o perlomeno non soprattutto per quello.  Come vedremo è un fucile con soluzioni "da lavoro", prima di tutto.  
  Come la scelta delle molle indietro che lascia la bascula intatta nella zona di maggior sollecitazione - l’incrocio tra tavola e faccia - in secondo luogo l’essenza scelta per il calcio; pur splendida, presenta un andamento delle venature piuttosto longitudinale, il che, seguendo le venature l’asse dell’energia di rinculo, lo rende certo più robusto e meno appariscente, quindi a mio avviso più elegante, di un calcio molto "nuvolato".    
     
 

 
 

il calcio presenta bei toni caldi valorizzati da una splendida venatura, assolutamente appropriata alle sollecitazioni che il legno è chiamato a subire.  Si notino la finezza dello zigrino e l’assoluta precisione dell’incassatura della codetta.

 
     
 

Le strozzature, la piega del calcio (un fucile piegato 55 mm al tallone è meno lineare di uno con piega 40 ma il secondo è un fucile da piccione e necessita di strozzature molto più strette) stanno a testimoniare indiscutibilmente e che questo fucile nasce per la caccia

 
     
 

Tutti i PIOTTI sono pezzi unici, ma a volte nella loro magica officina qualcuno decide di superare se stesso; il risultato di una di queste sfide abbiamo davanti agli occhi. 

 
 

Ritengo che prima di passare all’esame estetico dell’incisione, sia opportuno parlare delle tecniche con la quale è stata effettuata; e mi piace approfittare della semplice e comprensibile illustrazione che ci ha fornito lo stesso Maestro Galeazzi:

 
     
 

 " Il fucile è quasi tutto inciso a bulino a taglio, tutte le scene ed i paesaggi.  L'ombreggiatura, il chiaro e lo scuro delle scene vengono effettuati dal bulinista tagliando più o meno profondamente nell'acciaio o aumentando o diminuendo il numero o grandezza dei tagli. Bulino a taglio, non a puntino (poichè tanti chiamano incisione a bulino la "tecnica del punto", ma questa tecnica "a puntino" produce inizialmente un chiaro/scuro molto forte ma con il tempo, dopo 3/4 puliture sbiadisce. L'incisore affonda una punta d'acciaio nella bascula creando un punto ma contemporaneamente, creando il punto, il materiale pressato si espande intorno al punto sollevandosi, questo materiale, chiamato "cresta", inizialmente crea un effetto ottico  di impatto ma non è impossibile che questo effetto si attenui sensibilmente con il passare del tempo. L'incisione a bulino a taglio col tempo si impreziosisce, poiché tagliando, il materiale viene asportato, il taglio resterà per sempre ed anche con le puliture non ci saranno mai problemi. Anzi col tempo più i tagli saranno soggetti all'ossidazione naturale meglio si evidenzierà l'incisione. La testa di bascula può apparire, dalle foto, cesellata; al contrario è stata eseguita come il resto della "cornice", l'ornato, per realizzare il quale si batte il fondo ed in seguito si lavora con punta e   martello scavando le figure o decorazioni per ottenere il contrasto del chiaro e scuro, mentre per realizzare il cesello vero e proprio lo sfondo viene ulteriormente scavato in modo da far risaltare ancora di più le forme dell'ornato facendo si che risultino in rilievo.
 Infine l'incisore con un ferro da cesello effettua la cesellatura vera e propria spostando e battendo il materiale per la rifinitura delle forme. La cornice delle scene, cioè l'ornato è stato effettuato con scavatura del fondo ed in seguito fondo battuto con ferro a punta e martello per avere l'effetto chiaro scuro "

 
     
  Noi di radica e baionette abbiamo avuto per due volte l’opportunità di visitare l’officina dei Piotti e ne siamo rimasti, nonostante la nostra non modestissima esperienza e conoscenza di schioppi, profondamente colpiti.  
     
 

 
     
  Veder scalpellare a mano le mortase di un fucile, conferire ai particolari il giusto colore con l’antico metodo del fornelletto (facile colorare così l’acciaio, assolutamente proibitivo dargli la giusta tonalità), effettuare aggiustaggi centesimali con morsa, lima e tela ci ha portato in un'altra dimensione, dove le cose si fanno per il gusto di farle al meglio, senza mai credere davvero di aver raggiunto il massimo.  
     
 

 
     
  Sulla qualità dei legni di un Piotti, soprattutto extra, non ci sono dubbi, ed anche il profano può coglierne il calore dei toni, la perfetta, ma discreta, lucidatura, forse anche la finezza dello zigrino.  Personalmente, però, tra le prime cose che guardo in un fucile ci sono le incassature.  Un’incassatura imprecisa, con l’aria tra ferri e legni, è qualcosa di veramente sgradevole e disarmante, che avvilisce il fucile fine, lo declassa irrimediabilmente.  Ritengo un legno appena accettabile, ma ben incassato preferibile ad un pezzo dalle grandi venature incastrato alla meno peggio nel metallo.  Qui, come c’era da aspettarsi, abbiamo uno splendido legno, incassato perfettamente su una meccanica di grande classe incisa da un Artista di grande livello.    
     
   
 

l’incassatura della cartella e dei fregi dell’astina e l’esecuzione della goccia, sono ai massimi livelli. Anche lo zigrino, ulteriore elemento qualificante della finezza dell’arma, è del tutto irreprensibile; perfetta l’incorniciatura della zona, la continuità e l’omogeneità del tratto, la forma a diamante delle cuspidi.  La sensazione visiva precede e preannuncia la gradevolezza dell’impugnatura

 
     
 

 
 

la codetta del ponticello del grilletto, splendidamente incisa e magistralmente incassata

 
     
 

 
 

l'interno dell'astina, notare la finezza dell'incassatura e la cura di ogni particolare, la tiratura dei metalli, anche nelle parti non a vista

 
     
 

 
     
 

nasce l'incassatura del puntale di un'astina

 
     
     
   35  55 380 3/7 sono rispettivamente le misure di piega nasello-tallone, della lunghezza al tallone e delle deviazioni di vantaggio al tallone ed al becco.  
     
 

 
     
  Matricola N° 9911  
  9911 fucili, in circa 40 anni, nellofficina lavora almeno una decina di persone.  La qualità ha i suoi tempi ed i suoi ritmi.  
  Il peso del fucile, Kg 3,025 è un po’ più alto di quello che ci si aspetti da un cal.  20, normalmente 2,8 kg circa.  Ma a tutto, quando si parla di un Piotti, c’è una logica motivazione.  
  In primo luogo i legni.  Legni della consistenza e della bellezza di questi, ricavati dal basso della pianta di noce, hanno pesi specifici assai più elevati di legni di minor qualità e bellezza; certo, qualcuno in questi casi li alleggerisce con scavature interne, ma è pratica che ritengo impropria e che li indebolisce.  Inoltre, dobbiamo valutare insieme a questo, anche due altri parametri.    
  Il primo, la resistenza della bascula, a pari qualità degli acciai e dei trattamenti, la sua robustezza dipende dalla sezioni resistenti, dalla lunghezza della tavola e, nel sovrapposto, dall’altezza delle spalle, che avvolgono tutta la canna inferiore (la più sollecitata) e parte di quella superiore. evidentemente, contenere queste misure alleggerisce il fucile tanto quanto lo indebolisce  
     
 

 
     
  Valutiamo, inoltre che su questo influiscono la tecnica di lavorazione (i perni interni presuppongono un maggiore spessore delle cartelle, nel cui interno vengono ricavati) e peso delle canne  da 74 cm. (Kg. 1,290)  
 

Il peso sarebbe stato certo minore con canne da 71 cm. ma tra le parti dell’arma, come accennavo, deve stabilirsi un equilibri funzionale; canne troppo leggere, soprattutto con un calcio pesante, sbilanciano l ‘arma indietro, ne può risultare compromessa l’imbracciata veloce e si è portati a “ sbandierare”  sui tiri con movimento rapido di traverso.  In altre parole, ne risulta compromessa la fluidità del movimento trasversale, che tende ad avvenire tramite uno “ strappo”  meno controllato, che può compromettere il risultato del tiro.  Quando le canne sono in giusto equilibrio di lunghezza e peso col resto del fucile, si sente la volata che và su da sola, veloce e morbida, ad accompagnare ed anticipare il selvatico.

 
  Se ce n'era bisogno, qui appare chiaro che si tratta di un fucile concepito per la caccia vagante, preferibilmente con l’uso del cane.  
     
 

La sicura automatica rappresenta un tocco di classicità, mutuato dai migliori archetipi inglesi; anche se a volte si lascia inserita, quasi sempre in occasione dell’unico incontro della giornata!

 
     
 

Il fucile è monogrillo: funzionalmente molti tiratori di piccione un tempo ritenevano più veloce il bigrillo; a livello estetico, il grilletto unico si pone, necessariamente, alquanto centralmente rispetto alla guardia.  In presenza di due grilletti il secondo ne asseconda la linea ed il primo si accosta alla parte anteriore, riempiendone il vuoto.  Ma tra i due sistemi è solo questione di preferenze personali, sotto entrambi gli aspetti.

 
     
   
     
     
 

Le batterie sono estraibili, questo accorgimento, assai utile per la manutenzione periodica degli acciarini, evita inoltre il rischio -purtroppo reale e frequentemente concreto- di rovinare il taglio delle viti, il che crea problemi a volte, se sono incise, irresolubili.  

 
  A livello estetico la chiavetta, a mio avviso, limita lo scorrere dello sguardo sulla cartella, anche quando è splendidamente eseguita come in questo caso.    
     
 

 
     
     
  Gli acciarini sono a molla all'indietro con perni  integrali.  
  Non abbiamo foto degli acciarini, che in genere in casa Piotti seguono il classico schema inglese -ma privo della catenella e con accorgimenti antifrizione sulla base della briglia- peraltro vengono ricavati ovviamente dal pieno, con briglia integrale in modo da evitarne l’allentamento.  Qui sono integrali anche tutti i perni; questi due particolari rivelano pienamente la volontà di creare un pezzo eccezionale.  Uscire dalla routine della molla avanti senza altro motivo che quello di sfidarsi ne è la riprova.  Una bascula di questa struttura, che affronta le sollecitazioni del cal. 20, non teme il lieve alleggerimento dovuto allo scasso dell’alloggiamento né si debbono risolvere eventuali problemi estetici creati dal perno, in quanto perni a vista in questa meraviglia non ce ne sono.  Si, c’é puro gusto impegnarsi più ancora che quello, legittimo, di sentirsi dire “ bravo” . Sono queste le molle che mandano avanti la gente come i Piotti.  Tanto di cappello! l’assenza dei perni costituisce un pregio assoluto, in quanto non solo questi essendo integrali alla bascula non sono soggetti ad allentamenti, ma anche perché consente all’incisore un lavoro non viziato da interruzioni.  Peraltro, risulta più complessa la costruzione della piastra laterale, che verrà ricavata dal pieno insieme ai perni stessi ed alla briglia.  Operazione che non tollera mediocrità o esitazioni.    
     
 

Nel guardare la prima volta le foto di questa bascula, la mia mente è andata alle alle polite e rilucenti spade  degli eroi omerici.

 
     
 

 
 

La possente bascula.  Esemplare, come ogni lavorazione e finitura, la tiratura dei piani

 
     
 

La bascula è ricavata ovviamente da un unico blocco di acciaio speciale, che viene sottoposto ai trattamenti di tempera e cementazione dopo essere stato inciso.  Come quelle di tutti i sovrapposti Piotti attuali (un tempo ne facevano anche di altro tipo, tra i quali uno -pregevole- di ispirazione mitteleuropea, con tenoni inferiori passanti) si tratta di una bascula molto bassa, con ramponatura laterale tipo Boss.

 
  Questo non solo conferisce alla bascula un ridotto sviluppo verticale, con vantaggi estetici e funzionali indubbi, ma determina una miglior reazione allo sparo.  Infatti, rispetto alla tamponatura inferiore, la resistenza posta sullo stesso asse della forza sviluppata dallo sparo determina un braccio meno favorevole e una sollecitazione conseguentemente minore sulla bascula stessa.  
     
 

 
 

Le mortase sul gruppo canne

 
     
     
 

 
 

il rampone sinistro

 
     
  La bascula ha codetta integrale ricavata da un unico blocco:  
 

La codetta e la sua gestione durante la lavorazione, in particolare delle sedi dei percussori del sovrapposto, eterno dilemma ed argomento del contendere!

 
  C'è chi la piega, evitando di saldarla e chi ritenendo che la piegatura la sfibri provvede alla sua saldatura alla fine delle lavorazioni interne.  Personalmente, con tutto il rispetto per chi preferisce la saldatura, ritengo che il piegarla ed il successivo raddrizzarla, avvenendo prima dei trattamenti termici, non provochi apprezzabile sfibramento del metallo.  Mi lascia invece perplesso la possibilità che si crei, nel saldarla, un momento di discontinuità nell’acciaio. Certo, il problema non è di grande importanza pratica nelle armi lisce che, se correttamente utilizzate, sono sottoposte a stress relativi.  In strutture fortemente sollecitate, come gli express camerati per cartucce “ africane” , dove la codetta effettivamente svolge una funzione strutturale (ed è per questo che si prolunga oltre il nasello) quella integrale mi sembra essere la soluzione più appropriata.  
     
  Le canne sono demibloc con coda di rondine trasversale allo sforzo per una ulteriore resistenza alle pressioni  
  Una sola grande Casa produce fucili extrafini con accoppiamento delle canne in monobloc, ma costituisce l’eccezione (luminosa) alla regola per cui il demibloc è d’obbligo in un’arma di questo livello; nel basculante con ramponi inferiori la robustezza dell’accoppiamento è fornita sia dalla saldatura sia dall’essere i movimenti relativi dei due originari semitenoni inibiti dalla mortasa e dal chiavistello, e speso le canne sono unite prima che con la saldatura con una coda di rondine.  
  In un sovrapposto con chiusure laterali tipo Boss, normalmente le superfici interessate dalla saldatura sono piane e speculari tra loro. Ovviamente, a fucile chiuso anche i movimenti relativi tra le canne del sovrapposto con ramponi tipo Boss sono quantomeno improbabili  
     
 

Già anni or sono i Piotti intesero migliorare la tenuta della saldatura, brevettando un sistema che producendo rugosità delle superfici ne rendeva ancor più difficile lo slittamento, ora con la coda di rondine trasversale rendono l’ipotesi di scollamento, già di per sé remota, veramente irreale.

 
 

Quanto alla lavorazione delle canne, si tratta di una delle fasi più complesse ed affascinanti dell’intera produzione.

 
 

 

 
 

 
 

canne pronte per essere saldate

la culatta con gli estrattori

 
     
 

I nostri artisti (questo sono anche loro, il termine artigiano sta loro molto stretto) partono da barre di acciaio al cromo con particolari caratteristiche di elasticità e resilienza.  La foratura iniziale avviene a punta di cannone e viene effettuata a qualche millimetro in più del valore finale previsto.  Dopo l’accoppiamento in demibloc, si inizia la lavorazione dell’anima e dei coni di raccordo e di strozzatura.  Questa operazione avviene in diversi passaggi successivi ed è effettuata con speciali alesatori a mano.  Ad ogni passaggio la canna ha subisce forti sollecitazioni e relative flessioni che possono averne alterato il profilo.  Se ciò avvenisse, i successivi passaggi dell’alesatore-che lavorerebbe lungo una linea retta all’interno di un tubo pur leggermente curvilineo-produrrebbero una foratura asimmetrica e funzionalmente poco efficace.

 
     
   
   
 

 canne grezze e vari tipi di alesatore

 
     
  Per questo ad ogni passaggio segue la verifica al bilanciere.  Un Maestro cannoniere (nella Valle quelli veramente bravi si contano sulle dita delle mani, e nel mondo ci sono ormai quasi solo loro!) Blocca le canne nell’apposito strumento detto bilanciere e verifica che la luce, indirizzata al loro interno sotto una certa angolazione, produca la cosiddetta “ retta d’ombra” .  Se questo non avviene, con le leve del bilanciere flette i tubi, corregge il difetto e l’ombra all’interno della canna segue una linea retta.  Facilissimo a dirsi, farlo è cosa da pochi eletti.    
     
 

 
     
 

 
 

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Terminata la formazione dei coni di raccordo delle camere-circa 3 cm- e quelli di strozzatura (o bocchetti) dai 2 ai 3 cm, a seconda della finezza dell’arma-si provvede alla lappatura, che viene effettuata con passaggi successivi di polveri di tre differenti graniture, partendo ovviamente dalla più grossolana.  Vengono passate con un apposito tampone, tramite una macchia manuale.  In questa fase viene usato esclusivamente olio d’oliva, lo stesso usato dai tagliatori di diamanti di Anversa, prodotto a Bitonto (Ba).  MI fa piacere pensare che qualche goccia di questo olio venga, forse, dagli uliveti che sono stati per secoli proprietà della mia famiglia!

 
     
 

Nel 2005 siamo stati in visita all’officina dei Piotti; uno di loro stava scassando le mortase di una bascula con uno scalpello di acciaio ricavato, mi par di ricordare, da una vecchia spina per la rotomartellatura delle canne (ovviamente recuperata in qualche fabbrica)! Abbiamo visto tirar fuori dal massello particolari come i grilletti, i gambi degli estrattori ed altre parti delle quali pochi, o forse nessuno, sarebbe in grado di verificare -una volta rifinite- le tecniche di lavorazione. 

 
     
 

 
  Grilletto ed altri particolari ricavati dal pieno  
     
 

 
 

il puntale dell'astina

estrattori

 
     
 

Ci sono state mostrate, con orgoglio, vecchie macchine scartate dalle fabbriche in quanto ormai il loro utilizzo era divenuto antieconomico, ed adattate in officina alle necessità della loro produzione. Il tutto per fornire un prodotto che veramente si distingua da quello “ normale” . Poche officine in Valle lavorano con queste metodologie, e pochissime sanno sfruttarle al massimo grazie alla competenza, alla passione ed alle capacità organizzative ed imprenditoriali.

 
     
 

 
 

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  Certo, alcuni lavori di sgrossatura vengono eseguiti automaticamente, anche per non portare i costi e quindi prezzi a livelli insostenibili; Emanuele Piotti, che è anche un manager moderno, dice sorridendo che “ l’omino della Plasmon in certi casi fà solo colore” , ma quando serve veramente sa bene lui come utilizzarlo!  
     
  L’ incisione:  
  chiariti alcuni aspetti tecnici dell’incisione ed esaurito l’esame dell’arma, mi sembra inevitabile dedicare un capitolo di questo modesto lavoro all’incisione  
  Cartelle e petto di bascula sono incise con scene di caccia, incorniciate da un equilibratissimo ornato.    
  Sulla cartella destra, un gruppo di segugi ha appena raggiunto la lepre abbattuta, nella sinistra una coppia di pernici frulla sotto la ferma di tre pointers, sul petto di bascula un branco di starne si invola davanti ad una coppia di setter, uno dei quali ha, dipinta sul muso, l’inequivocabile espressione del cucciolone stupito.  
     
   
     
   
     
   
     
   
     
 

Vivacità del tratto, armonica distribuzione delle masse, sapiente dosatura dei chiaroscuri, accuratezza non scolastica del disegno si uniscono alla capacità di rappresentare la scena di caccia con consapevolezza e partecipazione.  Consapevolezza dell’azione, dell’habitat, del paesaggio, che vengono rappresentati per come si sono conosciuti e vissuti, non per come se ne è sentito parlare.  Conoscenza del cane, dei suoi atteggiamenti e della sua anatomia; la muscolarità e la nevrilità del pointer, l’avidità primordiale del branco di segugi, l’agile levità del volo distarne e pernici, delle cui ali par di percepire il rumore, sono rese con passione e conoscenza ancor prima che con la tecnica, che delle prime diventa solo il pur perfetto strumento espressivo.

 
     
 

L’ornato, sulla testa di bascula, sui contorni delle piastre, codette e chiavetta, rimane vivido e lieve, senza enfatizzazione dei contrasti cromatici che potrebbero altrimenti, se assumessero eccessivo risalto, assumere ruolo preponderante rispetto allo splendido figurato.  Le due componenti rimangono invece in corretto equilibrio tra loro, anche grazie ai due piccoli medaglioni figurati che si inseriscono nella parte anteriore, all’altezza del perno.  

 
   
 

L’ornato armonico e funzionale alle linee del metallo, che rende ancor più gradevoli alla vista.  Notare il particolare della vite e della controvite sulla testa della chiavetta; l’allineamento dei tagli, apparentemente cosa semplice, richiede grande abilità da parte del costruttore (che tornisce le viti una ad una) ed è assolutamente irrinunciabile in un’arma di livello

 
     
 

Mi sembra peraltro importante una precisazione, che potrebbe sembrare scontata, ma non lo é.

 
  Se il Maestro, con lo stesso impegno e la medesima ispirazione, avesse applicato e la propria anima di artista e di propri ferri sui ferri di un’arma dozzinale, l’avrebbe certo resa migliore, ma mai veramente bella.  E, ammesso che su tale arma fosse riuscito ad ispirarsi ed esprimersi con la stessa vivace ispirazione, anche la sua opera sarebbe stata svilita.  Perché il fucile non è solo la base fisica dell’incisione, non è solo lo spazio sul quale far scorrere la punta del bulino.  Le linee dell’uno e dell’altra si fondono in un solo elemento, sul quale l’occhio deve potersi soffermare senza mai cogliere una distonia, uno squilibrio tra le capacità dei due artisti, l’Armaiolo ed il Maestro Incisore.  Specularmente, un’incisione modesta svilisce il lavoro, l’intuizione del grande Armaiolo, altera l’equilibrio delle linee purissime delle sue creature.  
  Galeazzi, Piotti.  Il lavoro di ognuno di loro ha completato e nobilitato quello dell’altro; nomi che resteranno nella storia delle armi, a fianco di quelli dei Grandi Artisti di tutti i tempi e di tutti i Paesi ed ai quali solo l’ipocrita perbenismo nega un posto nell’olimpo dei Grandi di tutte le tradizioni del nostro Paese.  
       
 

 
 

 Emanuele Piotti

 Angelo Galeazzi

 
 

"La Forgia e il Bulino"

 
     
 

Grazie a loro, per tutto quello di bello che con la loro passione hanno dato e daranno alla nostra. Lo sguardo commosso dell’appassionato che si posa su un oggetto di questo livello resti il miglior premio e riconoscimento per questi grandi campioni della Valle del ferro.  Insieme al sentito, riverente grazie di tutti gli appassionati.