di Lucio Michele Balbo  
     
  uando sono rientrato dalla visita all'armeria Parabellum di Salsomaggiore diverse persone mi hanno chiesto quali ex-ordinanza avessi visto. La mia risposta fu semplice e per qualcuno sconcertante: "non le ho nemmeno guardate!"  Questo non significa che non ci fossero dei pezzi interessanti, significa solo che disponendo di un tempo limitato  ed avendo la possibilità di toccare con mano -  per la prima  volta nella vita -  fucili prodotti in un numero di esemplari  a volte inferiori alle dita di una mano,  diedi la precedenza a questi splendidi oggetti piuttosto che impegnare tempo  
  prezioso dietro ad armi prodotte industrialmente in migliaia se non milioni di esemplari.  
  Sono armi, quelle che presenterò su queste pagine, che mi hanno profondamente emozionato, portandomi indietro nel tempo, quando poco più che bambino ascoltavo affascinato i racconti di caccia di mio nonno; racconti forse fantasiosi, come si addice ad ogni  buon cacciatore, ma che riuscivano a ricreare le attese, le emozioni, i colori e gli intensi profumi delle cacce in terra d'Africa.  
  La prima arma che prenderò in esame è un express che ci riporterà con la fantasia nel mondo coloniale degli anni gloriosi dell'Impero Britannico:  
  un Lancaster "oval bore" fabbricato nel 1886.  
  Il  calibro è .577 - 2  3/4"  una lunghezza di cartuccia particolarmente  diffusa nelle Indie  ai tempi della cartuccia metallica a Polvere Nera.  
 
LA FORATURA OVALE
  La seconda metà del XIX secolo  rappresenta uno dei periodi più fecondi  per quanto riguarda le innovazioni in ogni campo della  scienza e della tecnologia.  
  Nel mondo delle armi da fuoco vediamo nell'arco di pochi decenni il passaggio  dall'avancarica alla retrocarica, prima con cartuccia in carta con accensione tradizionale a luminello oppure  ad ago e poi con cartuccia metallica inizialmente con innesco a percussione anulare e poi con innesco a percussione centrale, senza dimenticare la cartuccia a spillo tipo Lefaucheaux che sopravvivrà, un po' anacronistica, per molti decenni.  
  Giova ricordare che fu proprio Charles Lancaster, il creatore dell'arma che stiamo ammirando, l'ideatore della cartuccia a fuoco centrale, nel 1852.  
 
  Uno dei principali problemi che i vari costruttori dovettero affrontare fu quello di trovare dei disegni di rigatura delle canne che assicurassero ottima resa balistica ed al tempo stesso una facile pulizia dell'anima dalle fecce della polvere nera.  
  Queste varie soluzioni si confrontavano nelle gare a lunga distanza , molto in voga in quegli anni, che vedevano appassionanti sfide tra armi eccelse in mano a straordinari tiratori.  Fucili Purdey a due righe contro Lancaster a canna ovale; Canne esagonali Whitworth contro rigature Henry o Metford  su distanze - 1000, 1200 ma anche 2000 Yards -  che al giorno d'oggi metterebbero in difficoltà la maggior parte dei tiratori appassionati di "sniper" e che parrebbero impossibili a qualunque agonista di tiro accademico. (vedi http://www.lrml.org/index.htm )  
 
  Se si esclude Whitworth, la cui soluzione fu una canna ad anima esagonale elicoidale (con palle analogamente a sezione esagonale e facce elicoidali), i vari costruttori svilupparono  sistemi di rigatura che rappresentavano varianti rispetto alla rigatura tradizionale ma che erano pur sempre una evoluzione di questa.

 
 
 

 
 

 
 
  Charles Lancaster invece, sin dal 1852 seguì una sua personalissima ed originale scelta: la canna ovale, mutuata da una precedente ideazione del mag. Berner per armi ad avancarica che prevedeva però l'uso di palle a sezione  ellittica.  
  Le  canne Lancaster infatti non hanno righe,  è l'anima, leggermente ellittica, che avvolgendosi su se stessa con passo progressivo sviluppa la "rigatura" - se così possiamo chiamarla -    mentre il diametro della foratura si restringe lievissimamente dalla culatta verso la volata. Le palle naturalmente sono cilindriche del diametro corrispondente all'asse maggiore dell'ellisse, si deformeranno plasticamente allo sparo, così come nella rigatura tradizionale si deformano forzandosi  sui pieni della rigatura.  
 
 

 
 
  Un sistema originale che sicuramente garantiva una minima impiombatura ed una facilissima pulizia della canna.  
 
 
  L'EXPRESS  CAL. 577 - 2 3/4 "  
 
   
 
 

Nella vista d'insieme l'arma appare solida, potente, ed al tempo stesso sobriamente elegante, con tutto l'indiscutibile fascino che accomuna i fucili a cani esterni.

 
 

La calciatura ben dimensionata, dall'elegante pistola che è naturale prosecuzione della linea della cartella dell'acciarino a molla indietro, trasmette un senso di rassicurante solidità, pronta a dominare e controllare il significativo rinculo.

 
 

La scuola anglo-belga, sui fucili express  a cani esterni prima e sugli  hammerless boxlock più avanti,  privilegiava l'acciarino a molle indietro  in quanto non comporta scassi nella bascula per ospitare le batterie come nei "molla avanti".

 
 

Come nella maggior parte degli express di questo periodo storico la chiusura è quella comunemente definita a " T " ideata nel 1859 da Henry Jones, armaiolo in Birmingham.

 
 
 

 
 
  Si tratta di una chiusura semplice,  efficace e di grande solidità  grazie alle superfici elicoidali  dei bracci della T e dei tenoni che si impegnano vicendevolmente  bloccando le canne sulla bascula ed anche recuperando  automaticamente eventuali giochi presenti in armi logore.  
Non a caso fu utilizzata per molti anni su questa tipologia di potenti fucili. 
  La chiusura è azionata da una chiave a leva che accompagna il sottoguardia e che, secondo me, contribuisce al grande fascino estetico di questi  vecchi "cani esterni".  
  Taluni la considerano lenta nell'azionamento ... ma essa appartiene ad un Tempo diverso, fatto di ritmi scanditi dallo scendere delle possenti cartucce nelle culatte, dal risollevare le canne mentre la leva della chiusura, se ben realizzata, si riposiziona da sola; dall'armare prima un cane e poi l'altro preparandosi al tiro ...  i sensi tesi, pronti  all'incontro fatale con l'animale.  
 
  Nell'express di Lancaster la chiusura Jones  è completata da una terza chiusura Westley Richards detta anche a testa di bambola. Per la sua solidità è paragonabile soltanto alla terza Greener.  
 
   
 
 

 
 
   
 
   
 
 

La sobria eleganza delle incisioni si abbina armoniosamente con le volute dell'eccelso damasco della canna. 

 

Esagerato definire eccelso un damasco firmato Lancaster?

No di certo!
  I Lancaster iniziarono come fabbricanti di canne di altissima qualità tanto che molti fucili prodotti da James Manton, indiscusso fondatore della scuola archibugiera londinese, portano canne marcate C.L. (Charles Lancaster). Soltanto nel  1826, dopo la chiusura dell'azienda di Manton, i Lancaster affiancarono alla produzione di canne anche quella di armi finite divenendo presto i fornitori dei nomi più prestigiosi dell'aristocrazia d'Europa.  
  Charle W. Lancaster lavorò anche in ambito militare, ideando  anche il dispositivo di mira a lunga distanza usato sui Lee-Metford e poi sui Lee-Enfield conosciuto come "volley sight".  
  Artista e tecnico sublime nel mondo armiero fu anche felice scrittore, il suo "The Art of Shooting" fu pubblicato sino al 1954.  
 
 
  Il rilievo laterale del profilo superiore della  bascula risale lieve ad allargarsi nelle ampie conchiglie che salgono sui seni a contornare le sedi dei percussori, al posto delle quali possiamo immaginare dei luminelli tanto il disegno è ispirato alle precedenti armi ad avancarica.  
 
   
 
 

 

 

 

Sulle cartelle spiccano le  sicure a stanghetta dagli oggi ineguagliabili riflessi blu.

 
   
 
   
 
 
 

Il petto di bascula in cui si inserisce la leva della chiusura: anche qui nessuna ridondanza nell'ornato che si limita a valorizzare sobriamente l'estetica di un'arma progettata prima di tutto per essere funzionale.

 
 
   
 
 
Una bella immagine dell'alzo a fogliette  e delle canne  in splendido damasco
 
   
 
 

Il mirino è inserito a coda di rindine longitudinalmente sulla bindella, il blocco delle tacche di mira può essere regolato lateralmente.

 
   
 
   
 
 

Il puntale dell'astina col bottone di sblocco finemente zigrinato.

   
 
 

 
 

La coccia  dell'impugnatura a pistola.

 
   
 
 
Una vista del lato sinistro della calciatura
 
   
 
 

I caratteri sulla targhetta del calcio e su quella della cassetta testimoniano le esotiche avventure di questo fucile.

 
 
   
 
 

La bella cassetta del fucile  ed alcune suggestive immagini dell'arma e delle sue cartucce.

 
   
 
   
 
   
 
 
 
Come di consueto all'interno del coperchio della cassetta è incollata l'etichetta del produttore. Cliccare sull'immagine per visualizzare in grande formato ( 303 Kb)
 
   
 

Ed ecco invece le etichette con le istruzioni per la ricarica. La lunghezza del bossolo è 2 pollici e 3/4; il calibro .577"
Si prescrive l'utilizzo di palle realizzate con l'apposito stampo in dotazione usando una lega fatta con 11/12 di Pb ed 1/12 di Sn. (quindi 91,6% di piombo e 8,3% di stagno)
Le palle devono essere calepinate con due giri di carta ingrassata  - notare che questo ed altri particolari sono scritti a mano completando le istruzioni a stampa, probabilmente dopo uno scrupoloso controllo delle effettive misure di foratura - La carica di lancio consigliata è di 145 grani di polvere nera del Nr. 6 (circa una granitura Fg )
Le palle potevano essere a punta cava, la cavità riempita semplicemente con cera, oppure con un inserto in rame con effetto di penetratore od anche con una miscela esplosiva.


Cliccare sull'immagine col tasto destro del mouse per scaricare le istruzioni  in  formato PDF ( 665 Kb)

 
 
   
ILLUSTRATED LONDON NEWS -  "A tiger hunting party"  - 1876
 
Scheda del calibro
 
   
 

Si ringrazia Fabio Gualtiero Pagani titolare dell'Armeria Parabellum per la collaborazione